L’abbazia di San Godenzo in Alpe e l’abate padre Alberto Rotilenzi servita

“A quarantacinque chilometri da Firenze, nella vallata del Mugello, a circa 400 m sul mare, sulla strada che conduce al passo appenninico del Muraglione verso Forlì, con circa 2500 abitanti, si trova il paese di San Godenzo ...”. I “Servi di Maria ebbero in custodia” l’insigne abbazia che dette il nome al paese “dal 1482 e la ressero per oltre un secolo”. Così scrisse il padre Ubaldo Forconi nei suoi Quaderni delle Chiese e conventi dell’Ordine dei Servi di Maria edito nel 1973.
L’erudito padre viareggino riportò anche la storia del monaco anacoreta Gaudenzio fuggito dalla Campania al tempo di Teodorico re dei Goti e rifugiatosi in Mugello dove morì. Le sue reliquie furono ritrovate secoli più tardi a seguito di un evento miracoloso: “Sul tramonto di una giornata di caccia” un cinghiale o un porco selvatico “fu ucciso da dei cacciatori presso un tumulo in una “selva solitaria”. Gli uomini stanchi qui si addormentarono, “però ben presto furono svegliati da strane voci e da numerosi luci misteriose non solo, ma sembrò ad essi di veder vagare delle bianche figure finché, intimoriti e curiosi, dopo avere accuratamente segnato il posto, alle prime luci dell’alba si recarono dal vescovo di Fiesole, Romano, a raccontare quanto era accaduto. Questi, dopo un digiuno di tre giorni, insieme ad alcuni vescovi confinanti, si recò sul luogo indicato e, dopo avere fatta scavare la terra, trovò una tomba con questa iscrizione: «Qui giace il corpo del B. Gaudenzio sacerdote e monaco» ...”.

Fu l’inizio del sentita devozione alle reliquie del santo e del popolamento del luogo che ospitò, intitolata all’eremita campano, una chiesa, diventata poi parrocchia, pievania, e dal 1005 abbazia. Ingrandita, fornita di cospicui e redditizi beni, venne affidata da Iacopo il Bavaro vescovo e conte di Fiesole alla custodia dei monaci benedettini.
... le notizie storiche non hanno subito mutamenti in più di cinquant’anni; il comune di San Godenzo invece si è spopolato e oggi ospita 1129 abitanti (Wikipedia).

Non tutti i documenti dell’abbazia furono distrutti assieme al suo archivio durante la seconda guerra mondiale: una parte, consistente, è reperibile all’Archivio di Stato di Firenze, nel Diplomatico della SS. Annunziata, con pergamene che iniziano dal 1067, e nelle Corporazioni Religiose Soppresse dal Governo Francese, serie 119.
Proprio in quest’ultimo fondo si trova, tra i molti, un registro manoscritto, il libro nuovo dalle “coreggie turchine” nel quale “si terrà diligente e fedel conto di tutto l’havere della nostra abbatia di San Gaudenzo”. Contiene, tra le altre cose, la storia su come si realizzò il possesso dei Servi di Maria della SS. Annunziata. Ad essa il ricordo della nuova sistemazione delle reliquie.
La mano è dell’abate del 1629, padre maestro Alberto Rotilenzi (a volte detto Rotilensi o Rutilensi) che nella prima pagina scrive riguardo al registro: “fatto con ogni maggior diligenza possibile ...”.

Come la detta Badia sia venuta in mano dei padri serviti e in particolare dei padri della Nunziata

Essendo stata data detta Badia ai reverendi monaci dell’ordine di San Benedetto come si è dichiarato di sopra, con la lunghezza del tempo, fu da loro non so per qual cagione abbandonata e venne nelle mani di religiosi secolari tra i quali uno fu il signor Giuntino dei Giuntini da Pistoia, il quale nel 1483 [sic] in circha la concesse liberamente all’illustrissimo signor cardinale Francescho Gonzaga figliuolo di Lodovico Gonzaga marchese di Mantova, il quale avendo fabbricata in Fiorenza alla Nunziata quella bella cupola che è nella chiesa della Nunziata et, non havendo dotato l’altare maggiore dal medesimo eretto, il detto cardinale concesse al convento della Nunziata tal Badia per conservazione e per dote di tale altare e ne impetrò una bolla da Sisto quarto, data in Roma l’anno 1482 a X di giugno e per conservazione della sagrestia.
| Nota come l’anno 1629 l’abate maestro Alberto Rotilenzi considerando che le reliquie che sono nella carta vegniente non stavano bene in sagrestia né nelle cassette ove erano perché parevano poco decenti a reliquie tali, fece fare un altarino al lato al sepolcro di San Gaudenzo e quivi pose un tabernacolo di legno massiccio a foggia di tempio tutto dorato e dentro una cassetta decente con vetri e a foggia di reliquiario ripose i due santi corpi dell’Innocenti e il dente di San Gaudenzo. E tal reliquiario pose nel detto tabernacolo serrandolo a chiave. E tal cassetta o reliquiario si potrà portare a processione le prime domeniche de mesi.
E nel medesimo altare nella panchetta fece una cassetta per tenerci gli oli santi serrati a chiave molto decentemente e bene.
E nell’altra parte della stanza ove è il detto corpo di San Gaudenzo a rincontro di detto altarino fece fare il sacrario della chiesa coperto di asse e serrato a chiave come si comanda e ordina da’ superiori. E il medesimo scrive tutto questo libro nel detto anno 1629”.

Al foglio dopo segue la descrizione e l’inventario di chiesa e convento e dei poderi sottoposti, spesso con chiesa propria, interessanti da conoscere nei particolari e quindi, se possibile, materiale per articoli futuri.
Per quanto riguarda il padre Rotilenzi, fu conosciuto ai suoi tempi come frate intelligente e di gran cultura. Di lui parlò Luca Giuseppe Cerracchini nei Fasti teologali. Chi scrive l’ha ricordato in Rutilensi e le previsioni del tempo (da una Ricordanza del 22 luglio 1640) assieme alla memoria della sua morte, avvenuta il 22 luglio 1640, e alla sua fama di astronomo e di meteorologo. Pubblicò infatti un Trattato astrologico sopra il prodigioso trave e cometa apparsi l’anno 1618 (Siena 1618) e alcuni Lunari e Pronostici negli anni ‘30 del seicento.

Nacque a Firenze nel 1580, entrò nell’Ordine dei Servi di Maria nel 1592, si laureò in teologia nel 1612 e quindi fu incorporato nel Collegio teologico fiorentino.
Dimorò nel convento di Lucignano (Arezzo) nel 1616 e 1617, in quello di Siena nel 1618 e 1619 e fu priore della SS. Annunziata di Firenze nel 1620-1621.
Il manoscritto dalle “coreggie turchine” dà quindi una notizia inedita rivelandolo abate di San Godenzo in Alpe nel 1629 ...

Paola Ircani Menichini, 13 giugno 2025. Tutti i diritti riservati.




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